sabato 9 marzo 2024

MARSHMALLOW per la Z di ZUCCHERO e si vola in U.S.A.!

Ultima lettera dell'alfabeto per il nostro Viaggio nel Mondo degli Ingredienti, capitanato dalla nostra Capa Aiù e ultima mia proposta ^___^

Era da parecchio tempo che volevo provare a farli in casa, questi dolcetti tipicamente made in U.S.A., ma cercando notizie sulla loro origine, si scopre che non sono stati inventati in America ma bensi in Europa! QUI potete leggerne l'origine ^^

Sarebbero da consumare goduriosamente immersi in una bella tazza di cioccolata calda o anche abbrustoliti infilati su un bastoncino davanti ad un falò o, ancora, chiusi fra due biscotti insieme ad un bel pezzo di cioccolata, noti anche come "s'mores"....

Alla fine ho testato con mano la loro estrema semplicità di esecuzione, basta solo avere un termometro da cucina, di quelli a immersione, per tenere d'occhio la temperatura del composto mentre cuoce e voilà!

Ah... e pazienza nello staccare la massa dal cestello della planetaria... :DDDD

Ho letto diverse ricette e procedimenti, praticamente tutti uguali e alla fine sono approdata alla versione di LUCAKE.

Lui dice che con queste dosi vengono una cinquantina di pezzi, a me ne sono venuti almeno il triplo, ma li ho fatti piccolini... :D

La prossima volta voglio provare ad aromatizzare la massa con qualche goccia di estratto di vaniglia e, anche, a colorarla!

Comunque ecco qua i "miei"...

MARSHMALLOW (U.S.A.)

400 g di zucchero semolato

160 g di glucosio

60 g di acqua fredda

120 g di acqua

zucchero a velo a volontà

olio di semi qb

21 g di gelatina in fogli

termometro a immersione

Planetaria con gancio a frusta

In una ciotola mettere i 60 g di acqua fredda e tagliarvi dentro in piccoli pezzi i fogli di gelatina perchè si ammorbidisca.

Mettere in una pentola dal fondo spesso lo zucchero, i 120 g di acqua, la gelatina ammorbidita con anche la sua acqua e portare a bollore, mescolando bene il composto, fino a che raggiunge la temperatura fra 108° e 110°.

Traferire ora la massa nel cestello della planetaria, facendo attenzione a non schizzarsi perchè bollente e montare per 3-5 minuti.

Diventerà bianco perlaceo e spumoso.

Mentre la planetaria fa il suo lavoro, ungere bene una teglia rettangolare da cm. 20x30 circa con l'olio di semi e spolverare bene con abbondante zucchero a velo.

Quando il composto è bello spumoso ma non ancora troppo denso, versarlo nella teglia, livellarlo il più possibile, coprire con ancora abbondante zucchero a velo e mettere in frigo per almeno 6 ore (io tutta la notte) perchè si addensi per bene.

Passato il tempo, spolverare di zucchero a velo un tagliere, ribaltarvi sopra la massa ormai addensata e tagliare a strisce e quindi a quadrati, ricavando i marshmallow.

Il momento del taglio è, a mio avviso, il più antipatico perchè bisogna tenersi sempre lo zucchero a velo a portata di meno, magari un bel mucchietto sul tagliere, in modo da passarci subito le strische appena tagliate altrimenti si attacca tutto alla lama del coltello (ah! lama liscia ovviamente...) e addio :D

Ho già suddiviso i marshmallow fra i condomini e la figlia (13 anni) dei  ragazzi del piano di sopra mi ha reso felicissima scrivendomi un mex su wa che dice proprio così 

"Moniaaaaaa sono BUONISSIMIIIII quelli che si comprano non mi piacciono, ma questi sono fantastici bravissima"

Quindi direi che ho terminato la mia partecipazione alla raccolta col botto, potrei essere più contenta di così!?? ^___________^

Comunque voci di corridoio suggeriscono che non finisce mica qui... :DDDD

venerdì 8 marzo 2024

ZUCCA SFRANTA - ricetta ebraica e si resta in ITALIA

Siamo arrivati all'ultima tappa dell'Abbecedario dedicato agli ingredienti del Mondo, ovvero la letterina Z e anche io, tanto per cambiare, arrivo praticamente alla fine dei giorni disponibili...

Però ho ben due ricette da portare come contributo.

Una di queste l'ho presa dal libro "E MANGIA DA EBREO - Ricette e un pò di storia", comprato anni fa in una piccola libreria indipendente in quel di Pitigliano, in Toscana.

E' facilissima e di assoluto successo!

Buonissima per un contorno sfizioso, ma l'ho provata anche sulle bruschette e... ci ho anche condito la pasta! :D 

Per quanto riguarda il termine SFRANTA sul libro cita:

"un neologismo della lingua della bassa Toscana-alto Lazio. Si sfrangono le olive nel frantoio. Si sfrange la zucca per trasformarla in crema, crema da poter consumare così com'è, uno dei piatti degli Ebrei durante la cena al termine dello Yom Kippur..." (pag.107)

ZUCCA SFRANTA (Italia)

kg 1,5 di zucca (io la violina)

1 cipolla dorata

4 cucchiai di olio evo

4 foglie di basilico

4-5 gambi di prezzemolo

150 ml di acqua

sale e pepe qb

Tagliare la zucca a pezzi, eliminare la buccia e i semi con i filamenti. Ridurre a cubetti piccoli la polpa.

Metterla in una pentola con l'acqua, la cipolla tagliata anch'essa a pezzi, il basilico e le foglie del prezzemolo (io non l'avevo quindi non l'ho messo), sale e pepe.

Portare a cottura per mezz'ora circa, a fuoco moderato, mescolando spesso.

Se si asciuga troppo l'acqua, aggiungerne un altro pò già calda.

Continuare la cottura fino a che la zucca diventa poltiglia, cioè fino a quando sarà, appunto sfranta.

Non credo proprio che la nostra Capa Aiù si fermerà qui, anzi ha già palesato un'ideuzza per continuare il nostro Viaggio, quindi continuate a seguirci, ma soprattutto se vi fa piacere, a contribuire!


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sabato 17 febbraio 2024

VITELLO TONNATO (o Vitel Tonnè) restando sempre in Italia ^^

Ultimo giorno per la penultima letterina del Viaggio della Carovana nel Mondo degli Ingredienti!

Siamo già arrivati alla V e non potevo certo lasciarmela scappare, anche se come ingredienti non mi sembra ci sia stato tanto da spaziare! :D

Ma noi della Carovana non ci arrendiamo a proviamo!

Resto ancora in Italia per un giretto in Piemonte e mi soffermo sulla V di VITELLO anche se, come ho già raccontato alle mie Amiche di Viaggio, c'è stato un piccolo inconveniente durante l'acquisto e una volta a casa mi sono ritrovata con un bel pezzettone di Vitellone anzichè di Vitello! :DDDD

Sono comunque andata avanti e questa è la mia proposta...

VITELLO(NE) TONNATO

per 4 persone

700-800 g di vitello (girello)

1 costa di sedano

1 carota

1 cipolla dorata

1 spicchio d'aglio (io ho usato il mio solito olio evo all'aglio home made)

3 cucchiai di olio (olio all'aglio di cui sopra)

1 bicchiere di vino bianco

1 litro e mezzo d'acqua

1 foglia di alloro

3-4 chiodi di garofano

pepe nero in grani q.b

sale fino qb

Per la salsa tonnata:

2 uova

1 lattina di tonno sott'olio da 100 g 

3 filetti d'acciuga

1 cucchiaino di capperi

brodo di cottura dell'arrostino qb

Lavare la carota, pelarla col pelapate ed eliminare le due estremità. Lavare bene la costa di sedano ed eliminare i filamenti (io almeno li tolgo sempre...) e le due estremità. Sbucciare la cipolla e tagliarla a metà.

Se usate lo spicchio d'aglio, sbucciarlo ma lasciarlo intero.

Tagliare a pezzi carota e sedano.

Per quanto riguarda la carne, il mio macellaio me l'aveva già sistemata nella retina quindi non ho dovuto fare nulla, ma altrimenti è da pulire da eventuali cartilagini e filamenti di grasso.

In una pentola che contenga comodamente la carne, posarvi la stessa, con le verdure più l'alloro, i chiodi di garofano e il pepe in grani.

Irrorare col vino e coprire il tutto con l'acqua e infine i 3 cucchiai di olio (io quello all'aglio che faccio da me).

Mettere sul fuoco e quando raggiunge il bollore, eliminare la schiuma che si forma man mano, quindi chiudere col coperchio e cuocere a fiamma bassa per 40-45 minuti.

Controllare con l'apposito termometro che al cuore la carne non superi i 65 gradi (vabbè... la mia è arrivata a 75....)

Salare a fine cottura.

Scolare e lasciare raffreddare bene.

Filtrare il liquido di cottura e tenere da parte.

Quando l'arrostino sarà ben freddo, affettarlo sottilmente con un coltello ben affilato o con l'affettatrice (come ho fatto io) e disporre le fettine sul piatto di portata senza sovrapporle troppo.

Preparare la salsa tonnata.

Fare le due uova sode, sgusciarle e tagliarle a fettine direttamente nel boccale del mixer, unendo il tonno ben scolato dal suo olio, i filetti di acciuga e i capperi.

Frullare col frullatore ad immersione allungando pian piano col brodo di cottura dell'arrostino fino a che raggiunge la giusta densità, nè troppo liquido nè troppo denso.

Nappare la carne con la salsa, decorare con qualche cappero e voilà!

Anche questo piatto promosso a pieni voti dal mio Compare! ^_____________^



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venerdì 26 gennaio 2024

SCHIACCIATA CON L'UVA restando in ITALIA con la letterina U

 Siamo alle ultime tappe di questo Meraviglioso Viaggio nel Mondo degli Ingredienti, guidati dalla nostra Capa Aiù e cercando ingredienti che iniziassero con la letterina U mi sono fermata alla U di UVA...

Era da tempo che volevo fare questo dolce-non-dolce, perchè quando di stagione, nei vari blog/vlog di cucina è tutto un fiorire di queste schiacciate all'uva tipicamente toscane e mi fanno un'acquolina, quindi quale migliore occasione per sperimentare no?!

Solo che in questo periodo trovare uva fresca, buona, non è facile... Avrei dovuto usare l'uva nera o rossa, ma l'unica che avevo trovato veniva dal Sud Africa quindi nada :D

Ho però trovato l'uva bianca italiana....sì, sono un pò fissata, preferisco acquistare frutta coltivata in Italia, a meno che non abbia proprio voglia di frutta particolare, come ananas o papaya per fare un esempio, che al momento qui da noi, insomma... ma se il clima continua così credo che avremo preso anche piantagioni di alberi da cocco... :DDD (ridiamo per non piangere va...).

Comunque ho scoperto che è facilissima da fare e la resa, in gusto, è andata ben oltre le mie (nostre) aspettative! 

Quindi anche questa ricetta è stata aggiunta nel mio quadernino delle preferite! ^___^

AH! la ricetta l'ho presa da QUI, solo sostituendo, come già detto, il tipo di uva

SCHIACCIATA ALL'UVA (bianca)

400 g farina 0

7 g lievito di birra disidratato

4 cucchiai di olio evo

200 g di acqua

2 grappoli di uva nera (io bianca)

Teglia quadrata cm. 23x23

Sciogliere il lievito in metà dell'acqua indicata negli ingredienti, lasciando che si attivi, coperto per almeno 10 minuti.

Nel frattempo lavare l'uva, separare tutti gli acini e tagliarli a metà, tenendone una parte interi per la decorazione (nella ricetta dice di lasciarli interi ma io ho preferito dividerli...)

Nella planetaria col gancio a K (o farfalla) mettere la farina, l'olio e l'acqua col lievito e far impastare a velocità bassa aggiungendo poco a poco la restante acqua fino a che l'impasto risulta morbido ma non appiccicoso.

Montare ora il gancio a uncino e continuare ad impastare per 10-15 minuti fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico.

Coprire e lasciare lievitare fino al raddoppio (un paio d'ore).

Ribaltare l'impasto lievitato sul piano di lavoro infarinato e dividerlo in due parti, di cui una più grande (circa 2/3 e 1/3)

Foderare di carta-forno la teglia e ungerla con un pò di olio evo.

Con la punta delle dita allargare la porzione più grande, cercando di mantenere più possibile una forma quadrata e adagiarla all'interno della teglia, lasciando i bordi un pò più abbondanti.

Riempire con gli acini tagliati a metà e cospargere con 3 cucchiai di zucchero e un giro di olio evo.

Stendere col mattarello la porzione di impasto più piccola e coprire con questa il ripieno, sigillando bene i bordi pizzicando con le dita.

Distribuire sulla superficie i chicchi interi tenuti da parte, 1 cucchiaio di zucchero e un altro giro di olio evo.

Cuocore in forno già caldo a 190° per 45-50 minuti (nel mio fornetto 40 minuti) finchè la superficie è bella dorata.

Poichè i bordi della mia schiacciata tendevano a scurire troppo, ho coperto la superficie con un foglio di carta stagnola.

Sfornare, attendere qualche minuti che stiepidisca la schiacciata, quindi toglierla dalla teglia e lasciarla raffreddare su una gratella.

Stra-buo-na!!!!


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giovedì 4 gennaio 2024

PANE DI SEGALE MISTO (Italia) con la letterina T di TRIGONELLA

Ho finalmente scoperto cosa fosse quell'aroma così particolare che si sente in alcuni tipi di pane che si possono gustare in Trentino-Alto Adige!

Adoro quei pani bassi, scuri e profumatissimi e per l'occasione, cercando un ingrediente con la letterina T del Viaggio nel Mondo degli Ingredienti capitanato dalla nostra Capa Aiù, mi sono messa a sfogliare uno dei tanti libri di cucina dedicati al cibo di montagna.

Questa volta è toccato a DOLOMITI: La Cucina della Tradizione di Mali Holler e ho trovato un ingrediente davvero particolare e insolito, almeno per il mio tipo di cucina: la TRIGONELLA (anche noto come FIENO GRECO) che si può trovare sia in semi che già macinata, come nel mio caso (aaaahh Sant'Amazon...)

E' piuttosto facile da preparare e non bisogna farsi spaventare dall'aspetto piuttosto rustico e appicicaticcio dell'impasto... 

Io ho dimezzato le dosi e ricavato 3 pani, ma qui riporto la ricetta tal quale al libro.

Comunque ecco qua il mio...

PANE DI SEGALE MISTO

(per 7 pagnotte)

300 g di farina di frumento (io "00"

500 g di farina di segale

30 g di lievito (di birra fresco)

1 cucchiaino di zucchero

750 ml di latte tiepido

1 cucchiaio di sale fino

2 cucchiai di trigonella tritata

1 cucchiaio di semi di anice

1 cucchiaio di semi di finocchio

crusca q.b. (o altra farina "00")

In una ciotola mescolare le due farine e farvi un incavo al centro, dove sbriciolare il lievito, aggiungere lo zucchero e un pò di latte (io 3/4) e mescolare a formare un preimpasto (biga).

Coprire con un telo e mettere a lievitare per mezz'ora in luogo caldo (io nel fornetto spento).

Dopo questo riposo, aggiungere il sale, le spezie e il resto del latte e impastare il tutto.

Risulterà piuttosto appiccicoso, ma lasciarlo così come è.

Coprire di nuovo col telo e mettere a lievitare 1 ora o fino al raddoppio.

Infarinare bene la spianatoia, ribaltarvi l'impasto e da questo ricavare dei panetti piatti, lavorandoli con un pò di farina.

Disporre sulla leccarda del forno cosparsa di farina o crusca (io ho usato la carta forno).

Lasciare riposare ancora un pò quindi bucherellarli con una forchetta.

Intanto portare il forno a 200° e cuocere le pagnotte per 30 minuti o fino a sono belle dorate e, bussando sul fondo, suona "a vuoto".

Mettere a raffreddare su una gratella e.... provare a resistere alla tentazione di tagliare ed assaggiare, con tutto il profumino che si sarà sparso per casa... Io non ci sono riuscita! :DDDD

Infatti si vede anche dal taglio della pagnotta, che essendo ancora calda, la mollica ha "seguito" la lama del coltello, creando quei grumini bruttissimi a vedersi, ma non me ne frega nulla perchè è troppo buono e morbido... credo di averne mangiate 3-4 fettine così, in un baleno... :DDD


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